Avvocato robot e AI

AI: arriva l’avvocato robot

I robot sostituiranno gli avvocati nelle aule di tribunale? Forse. Costano “poco” e sanno tutto. A febbraio, un avvocato robot difenderà il suo primo assistito

Sembra strano e strano lo è, ma sappiate che già da un po’ di tempo esistono dei software capaci di aiutare gli avvocati nell’affrontare le cause, software in grado di consultare tutto il marasma di “scartoffie giuridiche” in modo da trovare connessioni tra una causa e l’altra o tra una sentenza e l’altra. In questo modo gli avvocati evitano di fare un lavoro ripetitivo e noioso e possono avere subito sottomano tutta la documentazione che serve loro senza dover perdere troppo tempo nella ricerca. In generale, quindi, l’AI è già entrata nelle aule giudiziarie e negli studi professionali, ma più con una funzione di ausilio che di sostituzione. Ora, però, siamo davanti al primo caso in cui un’app sostituirà totalmente un avvocato: l’intelligenza artificiale, infatti, funzionerà su uno smartphone e ascolterà tutti i discorsi in aula, per poi istruire l’imputato su cosa dire tramite un auricolare.

Il caso e la start up

Joshua Browder, un esperto di informatica laureato alla Stanford University, ha fondato una start up chiamata DoNotPay (non pagare) per aiutare le persone a difendersi da sole (per reati minori, ovviamente) utilizzando il proprio telefonino e scrivendo nella chat il proprio problema. Il robot è specializzato in sanzioni, ossia aiuta gli utenti a ottenere un risarcimento per le multe ricevute ingiustamente nei parcheggi, interagendo con lui e richiedendogli maggiori dettagli fino ad avere un quadro esaustivo della situazione. Alla fine dell’analisi, il robot produce una lettera che viene inviata al comune e all’utente non resta altro che stampare e firmare una copia da spedire. 

Il test dell’avvocato robot in aula si terrà tra qualche settimana negli Stati Uniti, in un caso chiamato in giudizio per eccesso di velocità. Il software di Browder ascolterà dallo smartphone dell’imputato la formulazione dell’accusa, la valuterà sulla base delle leggi dello stato, dei precedenti e delle sentenze emesse in passato per casi simili, e consiglierà per mezzo di un auricolare al suo cliente come difendersi.  

“La mia innovazione – ha detto Browder a “New Scientist” – riguarda il linguaggio legale, cioè quello che gli avvocati fanno pagare migliaia di dollari l’ora. Ci sarà ancora bisogno di bravi avvocati per discutere magari davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma molti studi legali stanno solo chiedendo troppi soldi per copiare e incollare documenti. Penso che gli avvocati che fanno questo saranno sicuramente sostituiti dall’intelligenza artificiale”. In un video promozionale

lo scienziato ha spiegato di avere concepito l’idea quando ha cominciato ad accumulare multe per il parcheggio che non poteva permettersi di pagare. 

L’obiettivo

Quella di febbraio potrebbe essere solo la prima causa gestita da un’intelligenza artificiale. Browder infatti punta alla Corte Suprema, e su Twitter ha scritto: “DoNotPay pagherà 1.000.000 di dollari a qualsiasi avvocato o persona con un caso imminente davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti per indossare AirPods e lasciare che il nostro avvocato robot discuta il caso ripetendo esattamente ciò che dice”. 

Il suo obiettivo è rendere la professione legale gratuita per i consumatori, “combattere le corporazioni, sconfiggere la burocrazia e citare in giudizio chiunque con la semplice pressione di un pulsante”, ma ovviamente la strada è ancora lunga. Sono solo i primi passi di una nuova applicazione dell’intelligenza artificiale, ma i possibili sviluppi futuri sono molto interessanti dato che un robot potrà consultare tutte le leggi e le sentenze in una frazione di secondo, suggerendo quale sia la linea difensiva migliore da presentare.

Tags: Nessuno

I commenti sono chiusi.