La definizione di intelligenza artificiale nasce già nel 1950, un periodo storico di grande fermento attorno al tema, primo luogo storico in cui sono state messe le fondamenta di quella che è oggi l’intelligenza artificiale. Fu proprio in quegli anni che Turing scrisse l’articolo Computing machinery and intelligence, in cui proponeva il noto come test di Turing.
Il test voleva dimostrare che una macchina poteva essere considerata intelligente se il suo comportamento, osservato da un essere umano, fosse ritenuto indistinguibile da quello di una persona.
La persona è sempre stata al centro
Lo sviluppo è stato poi caratterizzato da una serie di unioni di menti che hanno postulato ed applicato più campi scientifici attorno al tema dall’AI: dalle neuroscienze all’informatica, fino alla famosa partita a scacchi vinta dall’IA nel 1997 contro il campione Garri Kasparov. Ma, i macchinari degli anni 50 e 60 non permettevano una computazione dei dati adeguata, e molte aspettative di applicazione furono deluse. Per questo vennero postulati due paradigmi:
- IA forte: sostiene che le macchine possano sviluppare coscienza di sé
- IA debole: sostiene che le macchine possano svolgere più funzioni complesse (anche umane) senza coscienza di sé.
Oggi una buona parte dell’IA debole collabora con noi.
L’intelligenza artificiale vive già con noi
Prima tutto c’era Siri. Amica fedele in grado di guidarci in ogni luogo, chiamare per noi e leggere i nostri file quando troppo impegnati. Poi è nata Alexa, la sorella perfetta made in Jeff Bezos, con lei: comandiamo la temperatura del salotto, gestiamo l’accensione e lo spegnimento di tutti i dispositivi a lei connessi e, in tutti gli effetti, comunichiamo con lei attraverso un rapporto dialettico basato su domanda e risposta. Ciò non di meno i ruoli umani sono rimasti intatti nelle loro facenti funzioni.
E poi ancora le auto Tesla con un softwar di guida in grado di migliorare le performance con l’esperienza, ma se questo ultimo esempio può sembrare vagamente elitario, possiamo sempre prendere in considerazione Transcriber Bot presente su Telegram, un tool che sbobina perfettamente gli audio.
Ovviamente, essendo una tecnologia che si basa su raccolta dati ed alogritmi esiste la possibilità che possa apprendere e quindi prendere una direzione inaspettata. Sono già state osservate anomalie comportamentali tra macchine in comunicazione tra loro. Per questo la conversazione attorno all’IA è da sempre luogo fertile per fantascienza e complottismo, ed è proprio nel dipanare pericoli e dubbi, che l’intelligenza umana sta proponendo gestioni e studi che consentiranno un controllo totale e un’applicazione che potrebbe essere rivoluzionaria.
Non solo Asimov
Abbiamo premesso all’inizio di questo racconto che la persona è al centro. La Commissione Europea, che ha al centro del dibattito di oggi lo sviluppo dell’IA, ha stilato 7 requisiti fondamentali per una IA affidabile:
- possibilità di intervento e sorveglianza umani;
- robustezza tecnica e sicurezza;
- riservatezza dei dati;
- trasparenza;
- comportamento equo e non discriminante;
- benessere sociale e ambientale come obiettivi di fondo;
- accountability (cioè “rendicontazione)
Nel frattempo: “Alexa: che tempo farà domani?”.