La sindrome dell’impostore: non sono bravo come voi e non merito il mio successo
“La sindrome dell’impostore è l’esperienza psicologica per la quale si crede che i propri risultati formativi o professionali non siano merito delle proprie capacità, bensì il risultato di fattori esterni come la fortuna, il tempismo, l’aver lavorato più duramente degli altri, o della manipolazione delle impressioni delle altre persone.” (Clance & Imes, 1978)
Coniata dalle psicologhe Pauline Rose Clance e Suzanne Imes nel 1978, l’espressione “sindrome dell’impostore” descrive la condizione psicologica caratteristica di quei soggetti che, a dispetto delle dimostrazioni e dei riconoscimenti esterni del proprio valore e delle proprie competenze, sono incapaci di interiorizzare il proprio successo, rimanendo convinti di non meritarlo e vivendo nel terrore continuo di essere esposti in quanto “impostori”. Il successo, infatti, viene sempre ricondotto a fattori quali la fortuna o il tempismo, oppure ritenuto frutto di un inganno o della sopravvalutazione da parte degli altri.
“La sindrome dell’impostore è dunque il fenomeno per cui una persona si sente incompetente e pensa di aver ingannato gli altri circa le proprie capacità, vivendo uno stato psicologico intriso di senso di colpa, mancata introiezione del successo, paura del giudizio e sentimenti di indegnità e inefficienza professionale e formativa.” (Clance & O’Tool, 1988; Young, 2003)
Questo è il fenomeno opposto alla distorsione cognitiva che porta le persone poco competenti a sopravvalutarsi, aspetto del cosiddetto effetto Dunning-Kruger, una distorsione cognitiva a causa della quale individui inesperti in un campo tendono invece a sopravvalutare le proprie abilità, rifiutando di accettare la propria incompetenza.
Non sono bravo come voi (e prima o poi lo scoprirete)
Chi è affetto dalla sindrome dell’impostore, di solito, è molto preparato e stimato nel proprio lavoro, eppure tende a credere che le persone che incontra siano molto più in gamba di lui/lei, e quindi a sentirsi in difetto. Senza curarsi dei ripetuti riconoscimenti e di una (meritata) dose di successo, di quel successo si sente indegno o immeritevole, e continua a sentirsi così nonostante ogni oggettiva evidenza contraria. Si tratta di persone competenti ma che considerano alla portata di chiunque altro le sfide che hanno vinto: vivendo costantemente un’esperienza interna di frode intellettuale, chi soffre di questa sindrome crede sempre di aver ingannato chiunque la pensi diversamente, ed è terrorizzato che questa presunta inadeguatezza emerga agli occhi di tutti.
Caratteristiche della personalità tipiche di questa sindrome sono:
- una bassa autostima;
- un elevato autocontrollo (ovvero la tendenza a monitorare la presentazione di sé in base ai segnali sociali);
- l’essere motivati dal desiderio di dimostrare la propria intelligenza (quando poi si fallisce perché si è commesso un errore, si prova impotenza e senso di colpa, ansia e vergogna);
- una preoccupazione eccessiva (con conseguente ansia e depressione) di essere sempre all’altezza della propria immagine di successo, per non essere etichettati come incompetenti.
Capita a tutti? Non proprio, ma quasi
Si tratta di una sensazione assai comune, che colpisce ad ogni età e che sperimenta anche chi ha raggiunto il massimo livello nel suo campo. Si stima infatti che 8 persone su 10 abbiano fatto esperienza della sindrome dell’impostore, che a dispetto del nome non è una sindrome e non compare sul Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), ma sembra piuttosto un tratto radicato nella natura umana (anche se recentemente è stata interpretata in quanto reazione a certi stimoli ed eventi).
Benché la maggior parte degli studi si sia concentrata sulle donne di successo, una recente ricerca ha messo in evidenza alcuni dati secondo cui la sindrome dell’impostore avrebbe una pari incidenza tra gli uomini. Inoltre, è stata comunemente associata soprattutto all’attività accademica, essendo ampiamente riscontrata tra dottorandi e studenti di corsi avanzati, ma non solo , anche in uomini e donne che hanno una formazione superiore e ricoprono ruoli di alto grado in diversi settori, tra cui istruzione, sanità e finanza.
La sindrome dell’impostore: Come superarla?
La sindrome dell’impostore può portare il soggetto ad avere difficoltà psicologiche in vari campi della vita, da quello lavorativo a quello familiare, fino ad arrivare a sviluppare disturbi d’ansia o depressione e disturbi di personalità evitante o dipendente.
Rivolgersi a uno psicoterapeuta permette, attraverso un’attenta valutazione psicologica, di diventare consapevoli dei propri meccanismi di funzionamento e dei propri pensieri disfunzionali. La psicoterapia cognitivo-comportamentale può essere molto utile per questo tipo di persone, al fine di individuare, esaminare, e riformulare tutte le credenze erronee e i pensieri irrazionali automatici che sono ritenuti dal soggetto assolutamente veri in ogni situazione.
Mettendo alla prova le vecchie e le nuove credenze, al fine di superare i sentimenti di inadeguatezza e vergogna, si arriverà ad allontanare la continua necessità di dipendere dal giudizio positivo degli altri, lavorando sull’acquisizione di fiducia in sé stessi.
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