“L’uccello è libero”, ha twittato giorni fa Elon Musk concludendo la lunga e accidentata acquisizione del social network. Dopo aver cambiato il proprio profilo in “Chief Twit” e aver speso i famosi 44 miliardi di euro, Musk è entrato nella sede del “social del cinguettio” con un lavandino in mano, legato al gioco di parole “Let that sink!” (più o meno, “Fatevene una ragione”), e ha indossato l’agognata corona da re. I prodromi e i risvolti della saga Musk-Twitter ve li ho già raccontati a sufficienza nei precedenti articoli, quindi andiamo diretti alle ultime news.
Quel “grandissimo mascalzone”
A poche ore dalla scadenza fissata dal giudice, Elon Musk ha completato l’operazione di acquisto di Twitter e come prima cosa ha fatto subito piazza pulita, licenziando brutalmente quattro top manager: il ceo Parag Agrawal, il chief financial officer Ned Segal, il responsabile degli affari legali e della policy Vijaya Gadde, e il general counsel Sean Edgett (addirittura scortandoli fuori dall’edificio). La responsabile dei rapporti con la clientela, Sarah Personette, si è invece licenziata spontaneamente. Non solo, sembra sia pronto a licenziare la metà dei dipendenti del social network, tagliando, quindi, circa 3700 posti di lavoro. Nei giorni precedenti alla conclusione dell’acquisizione Musk aveva ipotizzato di tagliare addirittura il 75% dei dipendenti salvo poi smentire questa decisione. Dopo che è trapelata la notizia del piano di riduzione dell’organico, anche il responsabile della contabilità Robert Kaiden ha lasciato il gruppo. Diverse le figure che subiranno un ridimensionamento numerico, dagli avvocati della società fino agli addetti alle vendite, passando per gli ingegneri. E il cambiamento radicale avverrà anche sul tema della modalità di servizio del personale: stop allo smart working e ritorno al lavoro in presenza, fatta eccezione per alcuni casi particolari.
Rivoluzioni in atto e spunta blu a pagamento
Ma tenetevi forte, perché le rivoluzioni di Musk in azienda saranno parecchie, tipo l’idea di far lavorare lo staff “24 ore su 24”, la moderazione dei contenuti che potrebbe essere molto più blanda rispetto ai criteri attuali, oppure l’introduzione di un abbonamento premium da 8 dollari al mese che permetterà di ottenere la verifica dell’utente (la “spunta blu” di fianco al nome): “L’attuale sistema dei signori e dei contadini di Twitter per chi ha o non ha la spunta blu è una stronzata. Potere al popolo! Blu per 8 dollari al mese”, ha scritto Musk.
In sostanza, chi vuole la spunta da utente verificato dovrà pagare. Il prezzo potrebbe variare da paese a paese in base al potere d’acquisto. La spunta blu sarà inserita in una sorta di pacchetto:
“Otterrete anche priorità nelle risposte, nelle menzioni e nelle ricerche, tutto essenziale per evitare spam e truffe. Possibilità di postare video e audio lunghi. Pubblicità dimezzate”. E i politici? Un Capo di stato dovrà pagare? “Ci sarà un tag secondario sotto il nome per le figure pubbliche, come già accade per i politici”.
La civilizzazione futura in mano a Musk
Musk ha dichiarato che la sua intenzione, comprando la piattaforma, è quella di “aiutare l’umanità” e di “rendere libero”, si intende dal politicamente corretto, l’universo Twitter. Anche riaprendo la porta a Trump dopo la sua cacciata dal paradiso social, perché non ritiene giusto tappare la bocca a qualcuno, qualsiasi cosa abbia da dire (cosa che andrà di traverso a tutti i fan del politicamente corretto). Lo stesso Donald Trump, su Truth, il suo social network, ha commentato così l’acquisizione: “Sono molto contento che Twitter sia ora in mani sane e non sia più guidata da lunatici e maniaci della sinistra radicale. Twitter deve ora lavorare sodo per liberarsi dei bot e degli account falsi. Sarà più piccola ma sarà migliore. A me piace Truth”.
“Acquisto Twitter perché è importante per il futuro della civilizzazione avere una piazza comune digitale dove un’ampia gamma di idee può essere discussa in modo salutare senza ricorrere alla violenza”, ha detto Musk. Mi auguro che Elon Musk mantenga la sua promessa considerando che ad oggi ha sempre fatto quello che ha detto.