Le neuroprotesi sviluppate da un gruppo di scienziati dell’Università della California potrebbero cambiare per sempre la concezione di “interfaccia uomo-macchina” tramite una nuova tecnologia di connessione.
Negli ultimi dieci anni il progresso scientifico ha raggiunto risultati enormi in svariati ambiti. Molte cose che fino agli anni ’80 erano considerate fantascienza, come le intelligenze artificiali e il 5G, adesso sono realtà. Oggi, in questo settembre del 2020, sembra che un’altra barriera tra la quotidianità e il fantastico stia per cadere. Un gruppo di neuroscienziati dell’Università della California ha infatti sviluppato un nuovo tipo di neuroprotesi.
Le neuroprotesi, per chi non conoscesse il termine, sono dispositivi artificiali in grado di sostituire o migliorare specifiche funzioni del sistema nervoso. In questo caso però lo scopo era quello riuscire a far usare il computer a dei pazienti colpiti da paralisi. Il risultato è stato la creazione di un nuovo tipo di interfaccia neurale che non necessita di ricalibrazione o addestramento continuo.
Una rivoluzione “Plug and Play”
Non si tratta certo della prima connessione neurale tra un uomo e un computer: la prima interfaccia funzionante è stata infatti presentata nel 2011 dal professor Jacques Vidal. La vera rivoluzione sta nel modo in cui questa è stata innestata e collegata al sistema operativo. Tramite un sistema di elettrodi ECoG, finora utilizzato solo per monitorare l’attività celebrale di soggetti affetti da epilessia in forma grave, i ricercatori sono stati in grado di registrare i segnali neurali dei pazienti e quindi di sviluppare un nuovo algoritmo di apprendimento automatico su più giorni in grado di decodificarli in istruzioni per il cursore.
La combinazione di algoritmo innovativo e sistema ECoG si è dimostrata vincente. Non solo il paziente può essere collegato e scollegato in poco tempo, ma il soggetto può utilizzare subito l’interfaccia senza bisogno di ricalibrarla. Proprio come in un sistema plug and play è necessario soltanto il collegamento per poter utilizzare subito il dispositivo. Si tratta di una enorme balzo in avanti per la scienza, che potrebbe gettare le basi per tutta una futura generazione di nuove neuroprotesi.
Il futuro è dietro l’angolo
Oltre ad essere una conquista per l’intera umanità, l’esistenza di una simile tecnologia può rivoluzionare l’intera economia globale. Basti pensare solo a quanta nuova forza lavoro si verrà a creare dopo che il progetto sarà completato: molte persone, che fino ad ora erano impossibilitate a svolgere qualsiasi tipo di mansione, potrebbero tornare a ricoprire un ruolo attivo nella società. Questo senza nemmeno prendere in considerazione le persone affette da disabilità già in grado di lavorare che beneficerebbero enormemente di questa scoperta.
Questo però sarebbe solo il primo passo: in futuro si potrebbero raggiungere nuove vette ad oggi impensabili. Quando questi algoritmi saranno disponibili al pubblico molte aziende potranno sviluppare prodotti utilizzabili veramente da chiunque, a dispetto di ogni limitazione fisica. In futuro poi, nel caso probabile che venga sviluppato un sistema che non preveda un innesto chirurgico invasivo, non sarà limitata ad una fetta specifica della popolazione.
Sono decenni che l’uomo cerca il modo di interfacciarsi completamente con le macchine e queste neuroprotesi rappresentano un vero grande passo avanti. Il più grande ostacolo era la necessità di una perfetta calibrazione unita ad un sistema intuitivo, cosa che sembra essere finalmente stata raggiunta. Onestamente non potremo davvero essere sicuri di come si svilupperà la faccenda prima di qualche anno, ma dobbiamo già pensare che il connubio fra uomo e computer è solo ad un passo da noi.
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